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Siamo stati invitati a parlare delle conseguenze socio sanitarie degli effetti patologici della Fibronit in questo importante workshop , abbiamo avuto la possibilità di esternare e puntualizzare alcuni argomenti e problematiche ,purtroppo ancora irrisolte  tra cui la Sorveglianza Santaria

workshop interdisciplinare :

La progettazione partecipata come principio di cittadinanza attiva per la costruzione consapevole e sostenibile degli spazi collettivi e sociali.

 

Mi presento sono il rappresentante dell’associazione familiari vittime amianto di Bari.

Intanto vorrei ringraziare gli organizzatori di questo workshop , ordine degli ingegneri, ordine dei geologi , l’ordine  degli architetti ed il Comitato Cittadino Fibronit .Con quest’ultima  insieme alla Sigea in questi anni abbiamo fatto opera di sensibilizzazione degli effetti patologici dell’amianto organizzando convegni ,mostre e  non ultimi  i cosiddetti cerchi del silenzio per sollecitare le istituzioni alla messa in sicurezza permanente quando questa trovava ostacoli.

Siete stati i soli – e vi ringrazio di cuore per questo –  ad invitarci per avere il punto di vista delle persone coinvolte nel dramma degli effetti patologici dell’amianto.

Parlare di Fibronit,  per noi, è  abbastanza doloroso, il titolo “dalla Distruzione alla Rinascita” evoca non solo la distruzione  materiale dei capannoni ma anche la distruzione dei progetti di vita travolti dagli  effetti patologici della fibra killer,   la <Rinascita per essere completa ,non dovrebbe riguardare solo la costruzione di un Parco, ma anche la possibilità d’intervenire affinché si riducano al minimo i casi di mesotelioma o comunque si possa ,con una sorveglianza sanitaria, accompagnare nel percorso di cura chi , purtroppo , per via della latenza sarà nel futuro colpito. 

Mi è stato chiesto un intervento sulle conseguenze socio sanitarie dovute alla pericolosità dell’amianto sull’organismo umano. Ricordo benissimo che quando passavamo io e mia moglie da via Caldarola costeggiando la Fibronit , non c’era scritto da nessuna parte che in quel luogo esistesse l’amianto, solo un cartello : attenzione pericolo d’inquinamento, senza specificare da dove venisse il pericolo.

La prima cosa che salta all’occhio, è la sostanziale invisibilità dei disastri provocati dall’amianto, la dimensione del problema in un precedente workshop organizzato poco tempo fa alla Camera di Commercio di Bari ed organizzato dalla Sigea dal titolo “Rischio Amianto in Italia : da minerale pregiato a minaccia per la Salute e per l’ambiente .” è stata riferita dal Prof  Luigi Vimercati e dalla D.ssa Domenica Cavone

Attuale responsabile del C.O.R. Centro operativo regionale del Registro Mesotelioma. Parlare di numeri è sempre difficile, anche perché se è vero che danno visibilità mediatica, spesso i giornalisti vogliono i numeri per creare interesse sull’argomento, ci si dimentica che dietro gli aridi numeri statistici vi sono le sofferenze ed i progetti di vita sconvolti delle famiglie.

In quella sede sono stati snocciolati anche i dati di Taranto che dopo Bari, sede dell’industria di cemento amianto Fibronit , diventa la seconda Città pugliese martire dell’inquinamento ambientale dove insieme all’Ilva, vi sono i Cantieri navali e l’arsenale militare che ha provocato malattie asbesto correlate per operai e militari in servizio.

Nel momento in cui si verifica un versamento pleurico, che è il campanello d’allarme da cui partono gli accertamenti iniziali per la neoplasia, l’ammalato si trova disorientato, da qui l’esigenza di costituire un’associazione dei familiari che persegue lo scopo di contrastare l’isolamento e l’abbandono degli ammalati.

In altre realtà quali il Piemonte grazie anche a finanziamenti statali (progetto CCM 2012 del Ministero della Salute)  si è finanziato un “modello operativo per la presa in carico del paziente affetto da mesotelioma” . Lo stesso doveva essere replicato in altre regioni d’Italia ma allo stato attuale ogni  Regione si comporta in modo autonomo e diverso.

L’Obiettivo del progetto, che potrebbe essere replicato dalla Regione Puglia , consiste  nel :

–         Sperimentare un modello clinico assistenziale di presa in carico del paziente finalizzato a :

  1. Ridurre il tempo necessario per il percorso diagnostico e l’invio al centro di riferimento per i casi di mesotelioma.( Anatomia Patologica G. Serio)
  2. Fornire in modo sistematico il sostegno psicologico per i pazienti e le loro famiglie.
  3. Seguire i pazienti per tutto il percorso di cura , in accordo con i medici curanti e in collaborazione delle associazioni di volontariato ( assistenza domiciliare e cure palliative) mediante l’applicazione di Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) ( Associazione Butterfly)

–         Applicare il modello in aree caratterizzate da elevata incidenza di mesotelioma  (Bari e Taranto)

–         Verificare i risultati con metodi statistico-epidemiologici (ausilio COR Puglia) Medicina del lavoro.Tutto ciò dovrebbe garantire:

L’efficienza del sistema per la gestione dei pazienti

– un minor accesso agli ambulatori dei Medici di Medicina Generale ( MMG ) un accesso regolato ai servizi specialistici, un minor numero di ricoveri inappropriati, una effettuazione di esami più appropriata

Il miglioramento delle performance del sistema di assistenza e della compliance del paziente ai trattamenti

Un approccio strutturato al paziente, secondo evidenze scientifiche e procedure   codificate .

    L’attuazione di strategie di ricerca clinica immediatamente applicabili nelle strutture in cui vi sia già predisposto il modello clinico-assistenziale.

La ricerca di una cura dovrebbe essere la priorità , purtroppo i finanziamenti latitano in quanto le case farmaceutiche non investono,  l’utenza viene ritenuta esigua e non remunerativa e si procede per tentativi, si  provano farmaci già esistenti per altre neoplasie sul mesotelioma , ma il mesotelioma è una patologia poco studiata nonostante siano state fatte diversi  “consensus conference”, spesso questi tentativi non hanno una razionale scientifico   e ricercatori senza scrupoli li usano presentandoli come “nuove cure” illudendo ammalati e familiari per amore non tanto della ricerca quanto delle fee percepite dalle case farmaceutiche.

La speranza della ricerca è riposta in quella indipendente, sul mesotelioma i veri ricercatori per fare ricerca sono costretti ad emigrare all’estero.

Voglio lanciare un messaggio di speranza , fra i nostri associati vi sono casi di lungo sopravviventi  la scoperta per caso e in anticipo, ha aiutato la chirurgia toracica ad ottenere risultati che rasentano  le remissioni vere e proprie da qui l’importanza della sorveglianza sanitaria una diagnosi precoce può risultare decisiva per la prognosi.

Un ultima parola la vorrei spendere sul diverso trattamento che viene fatto tra esposti professionali ed esposti ambientali: poco in rapporto alla vita umana ai primi spetta come risarcimento  nulla ai secondi che subiscono le stesse conseguenze letali degli esposti professionali ma a cui lo Stato, che doveva  salvaguardarne la Salute (art. 32 della Costituzione) non riconosce diritti.. Insomma vi sono morti di seria A  e morti di serie B.

Tutto ciò per una patologia che è stata indotta dall’ingordigia umana, il profitto a scapito della Salute dei cittadini.

Grazie a nome dei nostri associati   per l’occasione e l’attenzione fornitaci.

Lillo Mendola

 

 

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