Per Rita
“ È impossibile non immaginare ogni volta quante vite si è portato via, e non dirsi ogni volta che non è possibile, non è umano, che il lavoro ti uccida, che vivere in un posto ti uccida, che respirare l’aria ti uccida. Chi ci assicura, a noi che abbiamo vissuto accanto alla Fibronit per tutta la vita, che questo mostro non si è insinuato anche dentro di noi?”
E’ la domanda posta dalla sensibilità della scrittrice barese Antonella Lattanzi che finora non ha ricevuto risposte ed è una domanda che ci poniamo ogni volta che in questa Chiesa di San Francesco si piange e onora una vita spezzata.
La morte di una persona che amiamo ci destabilizza, ci priva di qualcosa che per noi era preziosa, ma l’assordante silenzio provocato dal dolore della perdita dei propri cari non deve farci dimenticare la consapevolezza che a portarcela via siano state delle cause ben precise gli effetti patologici dell’amianto ed è solo questa consapevolezza che può farci mantenere saldo un legame con chi non è più con noi.
La fonte dell’inquinamento ambientale, con la bonifica definitiva della Fibronit ,è stata neutralizzata ma a causa della latenza, può continuare per moltissimi anni, provocando i cosiddetti “colpi di coda” ed è su questo fronte che c’è molto da fare : chi ci assicura che la fibra non si è insinuata dentro di noi?
La bonifica della Fibronit è solo la risoluzione di una parte del problema amianto.
Il versante della sorveglianza sanitaria e del percorso terapeutico è quello prioritario. La mano del legislatore, in primis regionale, può incidere sulla lotta al mesotelioma implementando la sorveglianza sanitaria e favorendo la possibilità di poter accedere a cure anche sperimentali, istituendo un centro di riferimento per la diagnosi, la prevenzione e la cura del mesotelioma ed evitare a tanti pugliesi, l’esigenza di spostarsi al di fuori della nostra regione, per le cure necessarie.
Il Parco della Rinascita è il risultato delle lotte dei cittadini, il Sindaco Antonio Decaro nel preannunciare ultimamente, l’inizio dei lavori, ribadisce che la sua realizzazione è il modo migliore per ricordare le vittime che ha provocato. Non crediamo che questo sia il modo migliore per ricordare i morti. Il modo migliore è quello di occuparsi dei vivi con la sorveglianza sanitaria, affinché non si debba assistere allo smarrimento di Sergio che perde la moglie Rita , al dolore dei figli il cui punto di riferimento viene meno; sentire la voce di una Madre amorevole ancora rotta dai singhiozzi per aver perso il marito, piangere la perdita di una figlia; affinché gli occhi pieni di lacrime di una sorella non debbano più vedersi. gli occhi spenti di chi non ce la fa più a sopportare il vuoto lasciato dalla perdita di un terribile numero di persone care, a causa dell’amianto.
Ed è per tutto ciò che noi dell’Associazione Familiari Vittime dell’Amianto di Bari a cui Rita ha fatto riferimento nella parte finale che continuiamo nella nostra missione: Lotta al mesotelioma e sostegno ai malati.
Lillo Mendola
I temi legati all’ambiente, alla salute e all’emigrazione sono preminenti nei romanzi di Mario Desiati, fin dal 2004 in un articolo scritto per Repubblica “Quando nella zona rossa respiravamo il vento di morte “lasciava intravedere come fosse necessario affrontarne gli argomenti caratterizzando i successivi racconti.
La sensibilità dello scrittore, già d’allora, percepisce la pericolosità degli effetti patologici dell’amianto facendo proprie le sensazioni che le persone coinvolte nella malattia provano nella lotta contro l’asbestosi e il mesotelioma pleurico.
Non riesco a descrivere lo stato d’animo con cui oggi ,estate 2004, seguo la vicenda Fibronit. E’ uno stato d’ animo di incredulità e stupore, quello di chi ha abitato per alcuni anni a poche centinaia di metri dalla fabbrica della morte per eccellenza nel territorio barese e che in fin dei conti non ha mai saputo molto.
Disincanto e incoscienza ,quello che prova…. Ho vissuto in piena “zona rossa” senza mai sapere nulla, senza sospettare che razza di bomba era innescata a pochi metri da dove vivevo. Credevo che quei capannoni fossero rimesse in disuso e basta, ignoravo perfettamente, “sopravvivevo” nel mondo di chi non si pone interrogativi, con l’incosciente sicurezza di chi non ha nulla da chiedere.
Ed ancora... i media erano ancora cauti nonostante quella fabbrica avesse chiuso i battenti nel 1986. I politici ancora di più. Qualcuno ha parlato di clima omertoso per l’emergenza amianto a Bari.
Poi grazie alle lotte dei cittadini riunitosi in un Comitato, ne parlarono i giornali locali e poi quelli nazionali, ” finalmente si potevano dire anche le cose che prima non si potevano dire. Iniziarono le inchieste della magistratura (e oggi le prime condanne), iniziai a sentir parlare del cisplatino, della gente che lo usava anche a Bari come a Taranto. Che quella era resistenza, senza vittorie per adesso, ma sempre resistere.
Alla base del romanzo “Ternitti” c’è la necessità di raccontare la tragedia del lavoro che nutre ed uccide ,come nel caso della fabbrica di Eternit di Niederurnen , del riscatto cercato in un lavoro in Svizzera e dell’amaro ritorno in patria con malattie al seguito. Tutto ciò è raccontato in una video inchiesta Eternide di Donato Nuzzo e Fulvio Rifuggio nella quale analizzano le condizioni in cui gli emigranti pugliesi sono stati costretti a lavorare, esponendosi alle polveri d’asbesto nelle fabbriche elvetiche e da cui Mario Desiati prende spunto per il suo Ternitti:
L’occasione è offerta dalla presentazione alla festa delle Migrazioni tenutasi a Castiglione d’Otranto. provincia di Lecce, in cui la vedova di un operaio morto di mesotelioma ,avente lo stesso cognome della protagonista del romanzo Orlando ,tre figli cresciuti da sola, racconta :dice “ Mio marito lavorava alla macchina macina-sale: dalle polveri faceva pasta d’amianto e nel frattempo firmava la sua condanna a morte. Quando tornava a casa non sapevi più se era uomo o se era polvere”. Ippazio è stato il primo morto dell’Eternit di Niederurnen tra Corsano e paesi limitrofi. Non è stato l’ultimo dicono gli autori. Abbiamo pensato a lui. E poi a tutti loro” Il film parte da queste esperienze di vita, ma poi scava, approfondisce, rielabora, attraverso l’aiuto di medici esperti, che tuttora collaborano con l’Associazione Emigranti esposti e Familiari salentini Vittime amianto Svizzera.
La trasposizione nel romanzo Desiati la descrive in modo poetico “Lassù ..a qualcuno sembrava che Ippazio preparasse una sorta di grande impasto per una focaccia. Ma il colore e l’odore dell’impasto era insopportabile, pungente, gonfiava le narici, ed entrava come aghi invisibili sotto il derma, attraverso le membra fino alla cassa toracica, infine nei polmoni. Un ago per volta. Uno per uno, avendo cura, come ogni male di essere lento, mascherato e inesorabile.” Riassumendone nel racconto particolareggiato, l’anamnesi della malattia. Non è un caso che alla domanda dove avesse preso le fonti per descrivere il romanzo Mario Desiati risponde : “Fonti dirette, ho conosciuto e parlato con molte persone che hanno lavorato, e poi ho studiato le carte di un processo, quello della Fibronit di Bari, che mi serviva per non essere troppo approssimativo quando parlavo degli effetti dell’amianto, anche se come tanti pugliesi conoscevo bene gente …ammalatasi di amiantosi “. E ricorre ancora alla vicenda Fibronit quella che ha creato uno stato d’ animo di incredulità e stupore che lo spinge ad approfondire gli effetti patologici per meglio raccontarli.
Nel mondo attuale che naviga sulla fibra, di altre fibre racconta Ternitti.
“ Le particelle di asbesto hanno la forma di un gancio, sono minuscole e lievi, a vederle al microscopio sembrano antichi monili, i gioielli sobri di una regnante, o gli orecchini che possono adornare una castellana distinta….Quei gancetti attraversano la bocca e il naso, corrono per la gola spinti dalla forza di gravità, della deglutizione, dell’aria che entra ,finiscono nei polmoni ,ma quando si espira ,non andranno via .Uncineranno gli alveoli e indugeranno li. Produrranno piccole ulcerazioni, e poi lievi infezioni che risaliranno per i filamenti del corpo umano, ruberanno la voce, gonfieranno le narici, confondendo gli odori..”
I monili uncinati se ne sono portati via tanti a Tricase e dintorni. Chi aveva lavorato al ternitti , chi si era costruito la casa di ternitti, chi soltanto la fatica di averci vissuto accanto ,dentro o sotto senza saperlo. Li hanno chiamati “ esposti” ma gli esposti invitati all’auditorium di Corsano avevano altre finalità e ragioni dell’incontro la Giustizia per le vittime , conoscerne i diritti ed i possibili risarcimenti per chi aveva lavorato nelle fabbriche e per i loro familiari.
Mimì, la protagonista del romanzo , si sentiva per la prima volta nella sua vita, esposta.
Insomma Ternitti è un romanzo sociale che racconta di una Puglia inserita nella lotta e nelle rivendicazioni per mettere al bando l’amianto nel mondo , lo fa con le voci delle donne che chiedono per queste stragi provocate dall’amianto Giustizia.
Di questo ed altro si parlerà con l’Autore vincitore del Premio Strega sabato 26 novembre ore 11 al Teatro Piccinni al primo appuntamento dal titolo ‘Nella stanza degli spiriti’, Desiati accompagnato dalla giornalista Antonella Gaeta, condurrà il pubblico nella sua personale ‘stanza degli spiriti’, «quella mappa di riferimenti, autori, libri, ispirazioni che abitano – si legge in una nota – il suo universo letterario e nutrono la sua scrittura». Nella stessa sera andrà in scena per la prima volta lo spettacolo «Ternitti», dal romanzo di Mario Desiati, per la regia di Enrico Romita, con le musiche dal vivo dei Radicanto, in scena Giusy Frallonardo e Maria Giaquinto.
Oggi 28 Aprile è la giornata in cui si ricordano le Vittime dell’amianto con Manila vogliamo ricordare tutti i nostri cari .
Non è facile parlare di malattia, morte e lutto ancora più difficile è parlarne facendo riferimento a Manila, lo è per la solarità che, nonostante tutto, dimostrava giorno per giorno nel decorso della malattia ,che ne fa sembrare incredibile ed inaccettabile la morte.
Ne sono stato testimone fin dall’inizio del suo percorso accompagnandola a Brescia nel primo dei suoi interventi, dimostrava fin da quel momento la forza e la caparbietà nell’ affrontare la malattia che in pochi ho intravisto nella quasi decennale esperienza come associazione familiari vittime amianto.
Il calvario della malattia, come ebbe a dire uno scrittore a me molto caro, “.. conferisce ai volti un presentimento, una luce che manca sulle guance dei sani, un malato non è meno bello di un santo”.
In questo senso quando la morte arriva, si compie lo scandalo supremo, lo strappo di divinità insita nell’uomo nel caso di Manila questa sensazione diviene palpabile.
A chi resta non posso che dire una frase che aiuta ad esorcizzare la mancanza della fisicità della persona : “ La morte è un paravento di fumo tra i vivi e gli altri.Basta affondarci la mano per passare dall’altra parte e trovare le solidali dita di chi ci ama. Purché si lascino péste, uste, minuzie che conservano il nostro odore.”
Non posso che utilizzare la sensibilità dello scrittore per descrivere la mancanza o il mancamento:..” improvvisamente ho sentito dentro il petto come uno svolazzo, una fuga : che il cuore si fosse aperto un varco e sfrecciasse in volo alto, lontano.
E propriamente tutto che avevo intorno mi era di colpo venuto a mancare; o io ero venuto a mancare nella percezione di quel che avevo intorno.
Ma tutto per un momento mi fu chiaro e tutto era senza dolore.
E sottolineava :
(Sto tentando, scrivendo, di rivivere e dilatare quel momento di felicità. Non ci riesco. E ne è prova la parola assolutamente inadeguata in cui non avrei dovuto imbattermi e abbattermi: la parola felicità).
A te , invece , Ambra non posso ribadirti che dove si trova Manila è il posto della chiarezza è il paese senza dolore e dove la felicità non dura un momento.
Lillo Mendola
Siamo stati invitati a parlare delle conseguenze socio sanitarie degli effetti patologici della Fibronit in questo importante workshop , abbiamo avuto la possibilità di esternare e puntualizzare alcuni argomenti e problematiche ,purtroppo ancora irrisolte tra cui la Sorveglianza Santaria
workshop interdisciplinare :
La progettazione partecipata come principio di cittadinanza attiva per la costruzione consapevole e sostenibile degli spazi collettivi e sociali.
Mi presento sono il rappresentante dell’associazione familiari vittime amianto di Bari.
Intanto vorrei ringraziare gli organizzatori di questo workshop , ordine degli ingegneri, ordine dei geologi , l’ordine degli architetti ed il Comitato Cittadino Fibronit .Con quest’ultima insieme alla Sigea in questi anni abbiamo fatto opera di sensibilizzazione degli effetti patologici dell’amianto organizzando convegni ,mostre e non ultimi i cosiddetti cerchi del silenzio per sollecitare le istituzioni alla messa in sicurezza permanente quando questa trovava ostacoli.
Siete stati i soli – e vi ringrazio di cuore per questo – ad invitarci per avere il punto di vista delle persone coinvolte nel dramma degli effetti patologici dell’amianto.
Parlare di Fibronit, per noi, è abbastanza doloroso, il titolo “dalla Distruzione alla Rinascita” evoca non solo la distruzione materiale dei capannoni ma anche la distruzione dei progetti di vita travolti dagli effetti patologici della fibra killer, la <Rinascita per essere completa ,non dovrebbe riguardare solo la costruzione di un Parco, ma anche la possibilità d’intervenire affinché si riducano al minimo i casi di mesotelioma o comunque si possa ,con una sorveglianza sanitaria, accompagnare nel percorso di cura chi , purtroppo , per via della latenza sarà nel futuro colpito.
Mi è stato chiesto un intervento sulle conseguenze socio sanitarie dovute alla pericolosità dell’amianto sull’organismo umano. Ricordo benissimo che quando passavamo io e mia moglie da via Caldarola costeggiando la Fibronit , non c’era scritto da nessuna parte che in quel luogo esistesse l’amianto, solo un cartello : attenzione pericolo d’inquinamento, senza specificare da dove venisse il pericolo.
La prima cosa che salta all’occhio, è la sostanziale invisibilità dei disastri provocati dall’amianto, la dimensione del problema in un precedente workshop organizzato poco tempo fa alla Camera di Commercio di Bari ed organizzato dalla Sigea dal titolo “Rischio Amianto in Italia : da minerale pregiato a minaccia per la Salute e per l’ambiente .” è stata riferita dal Prof Luigi Vimercati e dalla D.ssa Domenica Cavone
Attuale responsabile del C.O.R. Centro operativo regionale del Registro Mesotelioma. Parlare di numeri è sempre difficile, anche perché se è vero che danno visibilità mediatica, spesso i giornalisti vogliono i numeri per creare interesse sull’argomento, ci si dimentica che dietro gli aridi numeri statistici vi sono le sofferenze ed i progetti di vita sconvolti delle famiglie.
In quella sede sono stati snocciolati anche i dati di Taranto che dopo Bari, sede dell’industria di cemento amianto Fibronit , diventa la seconda Città pugliese martire dell’inquinamento ambientale dove insieme all’Ilva, vi sono i Cantieri navali e l’arsenale militare che ha provocato malattie asbesto correlate per operai e militari in servizio.
Nel momento in cui si verifica un versamento pleurico, che è il campanello d’allarme da cui partono gli accertamenti iniziali per la neoplasia, l’ammalato si trova disorientato, da qui l’esigenza di costituire un’associazione dei familiari che persegue lo scopo di contrastare l’isolamento e l’abbandono degli ammalati.
In altre realtà quali il Piemonte grazie anche a finanziamenti statali (progetto CCM 2012 del Ministero della Salute) si è finanziato un “modello operativo per la presa in carico del paziente affetto da mesotelioma” . Lo stesso doveva essere replicato in altre regioni d’Italia ma allo stato attuale ogni Regione si comporta in modo autonomo e diverso.
L’Obiettivo del progetto, che potrebbe essere replicato dalla Regione Puglia , consiste nel :
– Sperimentare un modello clinico assistenziale di presa in carico del paziente finalizzato a :
- Ridurre il tempo necessario per il percorso diagnostico e l’invio al centro di riferimento per i casi di mesotelioma.( Anatomia Patologica G. Serio)
- Fornire in modo sistematico il sostegno psicologico per i pazienti e le loro famiglie.
- Seguire i pazienti per tutto il percorso di cura , in accordo con i medici curanti e in collaborazione delle associazioni di volontariato ( assistenza domiciliare e cure palliative) mediante l’applicazione di Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) ( Associazione Butterfly)
– Applicare il modello in aree caratterizzate da elevata incidenza di mesotelioma (Bari e Taranto)
– Verificare i risultati con metodi statistico-epidemiologici (ausilio COR Puglia) Medicina del lavoro.Tutto ciò dovrebbe garantire:
L’efficienza del sistema per la gestione dei pazienti
– un minor accesso agli ambulatori dei Medici di Medicina Generale ( MMG ) un accesso regolato ai servizi specialistici, un minor numero di ricoveri inappropriati, una effettuazione di esami più appropriata
Il miglioramento delle performance del sistema di assistenza e della compliance del paziente ai trattamenti
Un approccio strutturato al paziente, secondo evidenze scientifiche e procedure codificate .
L’attuazione di strategie di ricerca clinica immediatamente applicabili nelle strutture in cui vi sia già predisposto il modello clinico-assistenziale.
La ricerca di una cura dovrebbe essere la priorità , purtroppo i finanziamenti latitano in quanto le case farmaceutiche non investono, l’utenza viene ritenuta esigua e non remunerativa e si procede per tentativi, si provano farmaci già esistenti per altre neoplasie sul mesotelioma , ma il mesotelioma è una patologia poco studiata nonostante siano state fatte diversi “consensus conference”, spesso questi tentativi non hanno una razionale scientifico e ricercatori senza scrupoli li usano presentandoli come “nuove cure” illudendo ammalati e familiari per amore non tanto della ricerca quanto delle fee percepite dalle case farmaceutiche.
La speranza della ricerca è riposta in quella indipendente, sul mesotelioma i veri ricercatori per fare ricerca sono costretti ad emigrare all’estero.
Voglio lanciare un messaggio di speranza , fra i nostri associati vi sono casi di lungo sopravviventi la scoperta per caso e in anticipo, ha aiutato la chirurgia toracica ad ottenere risultati che rasentano le remissioni vere e proprie da qui l’importanza della sorveglianza sanitaria una diagnosi precoce può risultare decisiva per la prognosi.
Un ultima parola la vorrei spendere sul diverso trattamento che viene fatto tra esposti professionali ed esposti ambientali: poco in rapporto alla vita umana ai primi spetta come risarcimento nulla ai secondi che subiscono le stesse conseguenze letali degli esposti professionali ma a cui lo Stato, che doveva salvaguardarne la Salute (art. 32 della Costituzione) non riconosce diritti.. Insomma vi sono morti di seria A e morti di serie B.
Tutto ciò per una patologia che è stata indotta dall’ingordigia umana, il profitto a scapito della Salute dei cittadini.
Grazie a nome dei nostri associati per l’occasione e l’attenzione fornitaci.
Lillo Mendola
In questi anni la nostra associazione ha collaborato con il Comitato Cittadino Fibronit per la sensibilizzazione degli effetti patologici dell’amianto sulla Salute dei Cittadini ed in particolar modo per la prevenzione primaria attraverso la bonifica della massima fonte inquinante la fabbrica di cementoamianto la Fibronit di Via Caldarola di Bari che tanti progetti di vita ha reciso nella nostra Città ed in particolar modo nella cosidetta “zona rossa” che abbraccia tre quartieri Japigia, Madonella e San Pasquale.
La lotta dei Cittadini durata più di 23 anni finalmente viene a compimento con la messa in sicurezza definitiva e la costruzione di un Parco che fin dall’inizio, proprio per l’attentato costante alla Salute, si è deciso di chiamare della “Rinascita”.
Oggi 7 marzo 2018 iniziano una serie di assemblee la prima delle quali si terrà nella Parrocchia San Sabino che da sempre ci ospita.
Il primo appuntamento pubblico è alle 19.30, presso la Parrocchia di San Sabino (Bari, Via Caduti del 28 Luglio 1943, 5) .
Saranno presenti i tecnici incaricati per la realizzazione del progetto preliminare che raccoglieranno le idee ed i suggerimenti che perverranno dai partecipanti all’assemblea. E’ un’occasione straordinaria, perché il parco sulla Fibronit sia di tutti i cittadini baresi… sino in fondo.
Affinché la malattia provocata dall’amianto, il mesotelioma pleurico, possa dirsi debellato ed il Parco della Rinascita ricordare a futura memoria.
E’ il concorso per gli studenti indetto da Associazione Italiana Esposti Amianto Val Basento, AIEA VBA Associazione Familiari Vittime Amianto di Bari, Comitato Cittadino Fibronit Sigea Società italliana Geologi Ambentali, Associazione “Memoria Condivisa” ed Associazione Capo Gallo 6 agosto 2005 volto a far riflettere le nuove generazioni di studenti della scuola media superiore di Bari e Provincia con capofila il Liceo Scientifico Fermi diretto dalla Preside Prof.ssa Giovanna Griseta ,sulla gravità della catastrofe sanitaria e ambientale che l’utilizzo dell’amianto ha comportato e tuttora comporta, ed in particolar modo sullo stato dell’arte della bonifica del maggior sito inquinato del nostro territorio, la Fibronit.
Questa mattina 27 aprile le suddette associazioni hanno effettuato un sopralluogo nell’ex Fabbrica Fibronit per constatare l’andamento dei Lavori ,ricevuti dai responsabili del Cantiere allestito dalla Ditta teorema di Acquaviva delle Fonti aggiudicataria dei lavori di Bonifica permanente del Sito d’interesse Nazionale.
A questo concorso hanno partecipato numerose scuole e l’impegno profuso dagli studenti lasciano ben sperare sulla sensibilità ambientale delle nuove generazioni.
La premiazione doveva avvenire il 28 Aprile “giornata mondiale delle vittime dell’amianto” ma per motivi logistici avverrà il 4 maggio 2017 presso l’Auditorium dell’Istituto Istruzione Superiore Secondaria Gorjux-Tridente-Vivante sito in Via Raffaele Bovio 13 Bari (Mungivacca).
Quella sede sarà l’occasione per approfondire le tematiche legate agli effetti patologici dell’amianto e sullo stato dell’arte della sorveglianza sanitaria e ricerca di una cura per il mesotelioma che tante famiglie ha coinvolto nella Città di Bari e non solo e per allargare lo sguardo ai paesi dove ancora l’amianto non è stato bandito e sulle bonifiche necessarie per scongiurare nuove sofferenze.
Bari 28 Aprile 2017
Il Sindaco della città di Bari Antonio Decaro , all’apertura del cantiere per la messa in sicurezza definitiva del sito Fibronit da parte dell’associazione d’imprese facente capo alla Ditta Teorema, su sollecitazione del Comitato Cittadino con un gesto altamente simbolico inginocchiandosi ,a nome della Città, ha osservato un minuto di raccoglimento in memoria di tutte le vittime che l’amianto ha procurato fra i cittadini baresi.
In quel raccoglimento, inevitabile è il ricordare ed associare quel sito ad una sorta di sacrario ambientale.
Lo stesso Sito d’Interesse Nazionale che va a bonificarsi diventerà un parco che si chiamerà della “Rinascita” per contrapporlo alle tante vittime che gli effetti patologici dell’amianto hanno provocato tra operai e cittadini residenti in prossimità del sito.
Se la bonifica definitiva mette la parola fine ad eventuali future esposizioni ,a nostro parere occorre dare la priorità ai vivi cioè a coloro i quali sono stati esposti sia per motivi professionali o ambientali poiché la latenza della malattia può raggiungere anche 50 anni.
E’ sempre doloroso dare i numeri della tragedia, poiché dietro i numeri vi sono le sofferenze ed i progetti di vita delle famiglie coinvolte, si può dire però che assistiamo ad incrementi significativi di persone a cui viene diagnosticato un mesotelioma, il tumore specifico dell’amianto.
La bonifica della Fibronit è solo la risoluzione di una parte del problema amianto ,il nostro territorio è pieno di amianto per l’utilizzo che se ne è fatto fino al 1992 anno in cui non è stato più prodotto e lavorato e le istituzioni devono farsi carico finanziando lo smaltimento ed attuando il piano regionale amianto.
Il versante della sorveglianza sanitaria e del percorso terapeutico è quello prioritario la mano del legislatore ,in primis regionale, può incidere sulla lotta al mesotelioma implementando la sorveglianza sanitaria e favorendo la possibilità di poter adire a cure anche sperimentali, istituendo un centro di riferimento per la diagnosi ,la prevenzione e la cura ed evitare la mobilità sanitaria passiva di tanti pugliesi costretti a trovare cure al di fuori della nostra regione.
Bari è una delle Città più colpite dal Mesotelioma Pleurico chi si trova a fare i conti con l’incubo del mesotelioma ha diritto ad accedere alle terapie più avanzate e si attende dalla ricerca scientifica e dai medici in corsia la massima cooperazione possibile e dalle Istituzioni il sostegno alla ricerca sperimentale ed ai nuovi metodi per la diagnosi precoce .
In questo senso il modo migliore per ricordare i morti è quello di pensare ai vivi onde evitare che rientrino nelle fredde statistiche tenute del Centro Operativo Regionale del Registro Nazionale Mesotelioma, di più lo stesso dovrebbe essere implementato ed aiutato ad espletare la prevenzione che norme nazionali gli affidano ma che vengono disattese per mancanza di direttive regionali.
La Regione con il Presidente Michele Emiliano , anche nella veste di Assessore alla Salute, deve imprimere una svolta ad un atteggiamento molto spesso rinunciatario per poter dare una ragionevole speranza a chi si è ammalato e a coloro i quali ,purtroppo, lo saranno.
Lillo Mendola
Ringraziamo La Gazzetta del Mezzogiorno per lo spazio datoci il giorno 26/10/2016
È il sentimento che ci pervade, Maria Maugeri è stata il nostro punto di riferimento ed il tramite con le Istituzioni, fin dall’inizio ha compreso il senso del nostro associarci per sostenere chi viene coinvolto negli effetti patologici dell’amianto.
Le bonifiche dei siti inquinati dall’amianto scaricato a Torre Quetta prima ed il sito d’interesse nazionale Fibronit, il cui iter burocratico, se giunto a compimento in questi mesi con l’aggiudicazione e l’inizio dei lavori, parte del merito va dato anche all’impulso ed al lavoro prodotto in questi ultimi anni come assessore all’ambiente prima ed infine come consigliere delegato
Non ha mai declinato un invito e ci ha sempre spronati nell’opera di sensibilizzazione partecipando a convegni e manifestazioni tendenti ad aumentare la consapevolezza anche di molti politici sui problemi ambientali.
Bari perde un politico sensibile e capace di ascoltare il territorio.
Alla famiglia, a nome dell’Associazione Familiari Vittime dell’amianto, le nostre più sentite condoglianze.
Ciao Maria
Lillo Mendola
Cara Anna
Alcuni vedono una fine senza speranza, mentre altri vedono la speranza infinita…Tu con la tua determinazione, forza e fede hai visto la speranza infinita.
Lo attesta ciò che hai voluto facessi scrivere nel biglietto che accompagnava una delle tue ultime raccolte fondi per la ricerca :
“Questa Piantina è come l’amore….
E’ forte e resistente, perché nutrendola giorno dopo giorno resta viva e cresce sempre di più…prendendosi cura di essa sarà come rigenerare di volta in volta la speranza per tutte le vittime colpite dall’amianto; abbiate cura dell’ambiente per una vita migliore e per vincere una lunga battaglia.”
Quando una vittima di un tumore ci lascia usa dirsi che ha perso la battaglia, tu cara Anna con il tuo coraggio hai dimostrato che non sempre è così poiché la tua lotta contro il mesotelioma, lo specifico tumore provocato dagli effetti patologici dell’amianto, l’hai vinta.
Hai combattuto contro la malattia con una forza di volontà unica.
Non ti sei mai arresa neanche quando l’evidenza scientifica diceva il contrario.
L’hai vinta la battaglia poiché noi dell’associazione porteremo avanti la tua lotta ricordando la splendida giornata del tuo ultimo compleanno,dopo il tuo ritorno a casa dall’ hospice, in cui hai voluto al tuo fianco tutti noi associati vittime dell’amianto.
La proposta di estendere la sorveglianza sanitaria ,su base volontaria anche ai cittadini che sono stati esposti per inquinamento ambientale, il fare in modo che la Regione Puglia partecipi con specifici finanziamenti alle ricerche sulle possibili cure del mesotelioma pleurico, creando una “task force” sanitaria regionale, di cui abbiamo sempre parlato possa essere raggiunta.
Sapevi benissimo che condividere il dolore con gli altri aiuta a non esserne sopraffatti, con le tue certezze e la tua fede non hai mai mollato perché pensavi che nulla è impossibile a Dio, la tua fede ci ha coinvolti, il tuo entusiasmo per aiutare gli altri saranno per sempre un esempio.
Proseguiremo noi la tua battaglia per l’eliminazione dell’amianto sapendo benissimo che la bonifica del sito Fibronit, che tanti operai e cittadini sta falcidiando, non è risolutiva e che la priorità è la sorveglianza sanitaria ed il finanziamento alla ricerca scientifica affinché possa trovarsi una cura e crederci con la stessa tua intensità,
Cura che permetta di non spezzare i progetti di vita delle famiglie.
Cara Anna , noi dell’associazione sappiamo che l’assenza è più acuta presenza ma vorremmo che il tuo ricordo e quello dei nostri cari possa andare al di là dell’epilogo finale. E ricordandoti e ricordandoli possiamo dire con Elisabeth Kubler Ross :
” Le persone sono come le vetrate .Scintillano e brillano quando c’è il sole,ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro”
La tua luce, ne siamo sicuri continuerà a rivelare la tua bellezza d’animo poiché la luce che hai dentro rischiarirà l’affetto dei tuoi familiari e di tutte le persone che hanno avuto l’onore di aver percorso un pezzo di strada insieme a te.
Ciao Anna.
Questa Piantina è come l’amore….
E’ forte e resistente, perché nutrendola giorno dopo giorno resta viva e cresce sempre di più…prendendosi cura di essa sarà come rigenerare di volta in volta la speranza per tutte le vittime colpite dall’amianto; abbiate cura dell’ambiente per una vita migliore e per vincere una lunga battaglia.
Sono le parole che Anna , combattente contro il mesotelioma, mi ha inviato via email da trascrivere nel biglietto che accompagnava le piantine da vendere prima di Natale per la raccolta fondi da destinare alla nostra associazione e da qui alla Ricerca scientifica per la cura del mesotelioma. Durante la settimana precedente nel confezionare, insieme a Chiara e Angela, inseparabili amiche con cui aveva fatto la “Bambolina della Speranza” e raccolta fondi per la ricerca inviandoli al GIMe. Gruppo Italiano Mesotelioma mi sollecitava di andare da Don Angelo il Parroco della Chiesa San Sabino per chiedere il permesso di allestire il banchetto per vendere le piantine, una domenica prima delle feste di Natale.
Mi apprestavo a dirle che potevamo allestire la domenica prima di Natale e non il giorno 8 festa dell’Immacolata poiché c’erano quelli della Caritas, il telefono stranamente squillava a vuoto, chiamai il numero fisso di casa ma anche quello rimase senza risposta. Avvertii che le era successo qualcosa, chiamai al numero di Matteo il marito, si trovavano in ospedale in quanto Anna aveva avuto una sorta di ictus e la dovevano operare urgentemente alla testa , il male d’amianto si era manifestato con una ciste interna alla testa e le aveva procurato svenimento ed emorragia interna.
Lo sconforto prese il sopravvento, troppe persone sempre più giovani, venivano coinvolte negli effetti patologici dell’amianto, non si poteva vederla in quanto dopo l’intervento era in sala di terapia intensiva e nessuno poteva entrare. Dopo una settimana i medici consigliavano di portarla in Hospice dove avrebbe potuto essere accompagnata “dall’altra parte della strada”.
Andai a trovarla, nell’attraversare il corridoio che portava alla sua stanza il mio pensiero era rivolto a tutti gli occupanti delle stanze e pensai al carattere di Anna, alla forza con cui fino a quel momento aveva affrontato la malattia, al coraggio che fino a quel momento aveva manifestato, non lasciando niente d’intentato, ai vari contradditori che aveva sostenuto con i medici spesso rinunciatari nei confronti di questa patologia. Mi dicevo no Anna di qua dovrà uscire, farà di tutto perché il suo epilogo abbia un copione diverso. Mi accorsi attraversando le varie stanze dell’ospedale che all’ingresso di ogni stanza c’era un disegno raffigurante una stagione o una pianta , nella stanza che precedeva la sua v’ era l’albero fiore , il logo scelto dalla nostra associazione come logo della chat telefonica. Sorpreso dalla combinazione entrai nella stanza di Anna con un certo ottimismo, i suoi occhi nel vedermi s’illuminarono e scrivendo,poiché non era in grado di parlare , mi espresse il desiderio di voler uscire e mi raccomandava che la raccolta fondi andasse comunque fatta. Attorniata dall’amore dei suoi familiari ,dalle preghiere dei suoi amici, giorno dopo giorno Anna ha “fregato” tutti, oggi 26 Aprile Anna compie gli anni, ha voluto anche noi dell’associazione alla festa del suo anniversario.
Questa undicesima giornata delle vittime dell’amianto la festeggeremo con due giorni d’anticipo, Anna e la dimostrazione che ogni giorno è 28 Aprile , nel suo sorriso rivediamo il sorriso dei nostri cari.
Si Anna hai ragione, l’amore per la vita è come la pianta :
E’ forte e resistente, perché nutrendola giorno dopo giorno resta viva e cresce sempre di più…prendendosi cura di essa sarà come rigenerare di volta in volta la speranza per tutte le vittime colpite dall’amianto; abbiamo cura dell’ambiente per una vita migliore e per vincere una lunga battaglia
Il 28 aprile ,undicesima giornata delle vittime dell’amianto, alle ore 19 faremo dire una messa nella Chiesa di San Sabino ,sede della nostra associazione, in ricordo dei nostri cari.
Lillo Mendola