torre-quetta- spiaggia cittadinaCome coniuge di un ammalato di mesotelioma pleurico,facente parte dell’associazione familiari vittime amianto,desidero mettere in evidenza come la questione “amianto” a Bari sia stata sottovalutata o fatta oggetto di polemica politica.

In merito alla questione dell’amianto di Torre Quetta, l’On  Simeone Di Cagno Abbrescia attuale candidato Sindaco della Città di Bari per il PDL, sostiene che l’attuale Sindaco Emiliano non dica la verità .

In particolare , l’On.le Di Cagno Abbrescia nel confutare “la verità” di Emiliano imposta il ragionamento sulla discordanza di date fra il completamento dei lavori di Torre Quetta (iniziati il 18/04/2001 e terminati il 28/05/2002 ) e la costituzione della Agenzia Regionale per  la Protezione Ambientale (ARPA) istituita il 21 novembre 2002.

E si chiede : “come ha fatto L’Arpa a scrivere “nero su bianco” un parere se non esisteva ?”

Con ciò assolvendosi  sull’errore di progettazione e localizzazione, proprio del sito di Torre Quetta interessata dal fenomeno di erosione della costa ,fatta dall’allora amministrazione da Lui presieduta.

Sarebbe bastato leggere il comunicato che l’amministrazione Emiliano ha diramato in sede di presentazione della ripresa dei lavori  definitivi di bonifica su Torre Quetta,per accorgersi che lo stesso  si riferisce proprio alla relazione tecnica firmata dall’allora Direttore del Presidio Multizonale di Prevenzione (PMP) Onofrio Lattarulo “inviata al Comune il 19 gennaio 2001 (il timbro di ricezione del gabinetto del sindaco,Di Cagno Abbrescia , è del  5 febbraio 2001)” ,Presidio che confluirà poi nell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) ben prima, quindi,dell’inizio dei lavori che Lui stesso fa risalire al 18/04/2001, da cui si evince che la zona doveva essere sottoposta a bonifica e non ad una superficiale pulizia.

Per quanto riguarda il lavoro scientifico pubblicato dall’equipe della Prof .ssa Musti del  Renam Cor Puglia pubblicato on line il 23 settembre 2008 dal titolo : The relationship between malignant mesothelioma and an asbestos cement plant environmental risk: a spatial case-control study in the city of Bari (Italy) dice esattamente:

“However,observing the estimated risk surface it can be  that there are other secondary peaks corresponding to minor disease clusters : it is worth noticing that a cluster of six cases is located to the east of the plant location, close to “torre quetta” urban beach, where during 1950-1970 years a not licensed waste disposal occurred..”

“tuttavia, osservando il rischio stimato di superficie può essere che ci siano altri picchi secondari corrispondenti a minori gruppi di malattia : vale la pena notare che un gruppo di sei casi si trova ad est della  posizione della fabbrica (Fibronit), vicino alla spiaggia urbana “Torre Quetta” , dove negli anni 1950-1970 non occorreva una licenza per lo  smaltimento dei rifiuti.”

In sostanza era risaputo che Torre Quetta era  utilizzata come discarica della Fibronit, lo attestano anche le cartografie che sicuramente gli uffici tecnici comunali conoscevano, è molto probabile che le sei persone coinvolte avevano  utilizzato la spiaggia non conoscendone la pericolosità.

Per quanto riguarda il periodo di latenza della malattia ,che nella  letteratura scientifica viene quantificata dai 20 ai 40 anni per il mesotelioma pleurico,ricordo che si tratta sempre della “mediana” ovvero della media di un range. Nella fattispecie dire che occorrono 20 anni prima che si manifesta una patologia significa che è la media di un “range” che va da 4 a 40 anni.

Anche perché esistono ,in letteratura, casi di mesotelioma in età infantile.

Quello che è incontestabile e che il mesotelioma  si acquisisce “respirando fibre di amianto” per  cui   l’unica fibra che non fa male è quella che non si respira.

“La verità”  ,dunque, è che le persone non devono essere sottoposte al rischio di dispersione delle fibre d’ amianto,solo cosi si possono evitare le malattie e se Emiliano  non ha finora “riaperto” Torre Quetta  è solo perché non ha voluto che i baresi continuassero a prendere il sole su una spiaggia dove si correvano rischi seri per la salute.

Sarebbe bastato un po’ di quel principio di cautela che Di Cagno Abbrescia dice di aver usato nel “non buttar giù” Punta Perotti , ed usare il “principio di precauzione” per la salute dei Cittadini molti dei quali, purtroppo, non ci sono più  e  per  la salute di coloro i quali la latenza continua a manifestarsi, mi creda Onorevole, sono più di quanto Lei immagini.

Provi se può, Onorevole, a “vedere” il problema amianto con gli occhi di un ammalato o dei suoi familiari, sicuramente la sua sicurezza al riguardo entrerebbe in crisi.

Lillo Mendola

Associazione Familiari Vittime Amianto

Relazione Comune di Bari con le foto aeree 1943/1974/2003

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