fibronit bari zona rossa

Lucia,Enrico,Grazia,Gennaro,Guido, sono tutti amici che hanno vissuto nelle vicinanza della Fibronit di Via Caldarola a Bari.

Non erano operai o impiegati della fabbrica, erano solo dei cittadini che sono andati a scuola nelle vicinanze del sitooppure hanno abitato nella cosiddetta “zona Rossa”.

In praticanello spazio di 300 metri dalla fabbrica dove ancora oggi sono ubicatitutti gli ordini e grado delle scuole, dalla materna all’Università .

Hanno respirato le fibre d’amiantochefino a 2 anni fasi sprigionavano, quando ancora non si era provveduto a metterlo in sicurezza , si erano quasidimenticati di essere cresciuti a Japigia ,Madonnella o San Pasquale,glielo hanno ricordato i medici che hanno prestato le prime cure al manifestarsi della malattia.

Il versamento pleurico è spesso il segnale che si è respirato l’amianto e che la latenza della malattia volge al termine, si manifesta anche dopo 40 anni, sconvolgendo i tuoi progetti di vita e quelli della tua famiglia.

A sentire il nome della malattia “mesotelioma stenti a pensaresia pericolosotanto suona“dolce”dirlo e ripeterlo ; cominci a capire della gravità , dallo sguardo dei medici, chirurghi toracici oppure oncologicui t’affidi.

La tua esistenza , una volta ricevuta la diagnosi , entra in un vortice fatto di speranza, disperazione, dolore e sofferenza, ti aggrappi a qualsiasi cosa per “resistere” il più delle volte nell’indifferenza delle Istituzioni,che si limitano a “mettersi a parte civile” ovvero fare il minimo indispensabile affinché non possanoessere accusati d’inerzia.

Spesso coloro i quali “si propongono” per amministrare la Città, la Provincia, la Regionenon sirendonoconto dei drammi che ignari cittadini sopportano , perché chi era preposto alla tua Salute non ha controllato o peggio hasottovaluto il rischio.

Viceversa è giusto riconoscerne i meriti quando la Sicurezza e la Salute è anteposta a qualsiasi altra iniziativa politica amministrativa.

Il tuo dramma è una tragedia personale ma , quando scavi nelle situazioni, quando svisceri la problematica ti accorgi che è un dramma di tutta la Città e lo stessoprende la forma di una tragedia collettiva.

E’ successo a Casale Monferrato ,dove era ubicata la Eternit , cuil’esiguonumero degli abitanti40.000ha fatto schizzarele percentuali di ammalatifacendoli diventare a due cifre.

E’ successo a Broni (Pavia)12.000 abitanti dove a inquinare è stata la Fibronit come nella nostra Città.

Si sta succedendo qui a Bari dove le cifre , riducendoil perimetro di osservazione , purtroppo, non sono da meno , la media è di 50 casi all’annoin Puglia ( fonte Renam) distribuiti tra Bari e Tarantoaltra sfortunata Città pugliese ,vittima di uno sviluppo non sostenibile.

Noi familiari delle vittime , esposti in massima parte per motivi ambientali, nella ricercaimmane di cure ci siamo ritrovatinei corridoi degli Ospedali, nelle attese spasmodiche degli ambulatori dove si svolgono le “terapie” in quei luoghi dove tutto è circoscritto e la “priorità “ diventa resistere e sopravvivere per veder crescere i figli , per sistemare le “tue cose” per non lasciare niente in sospeso .

Noi familiari e pazienti ci siamo unitiin associazione , per condividere il dolore e aiutarci a non esserne sopraffatti, per questa via , vogliamo rendere consapevole l’opinione pubblica e sensibilizzarecoloro i quali sono preposti alla Salute Pubblica.

Dare voce a chi cerca una soluzione nella lotta ai problemi del mesotelioma pleurico, essere da stimolo per completare la bonifica dei siti inquinati (Fibronit e non solo) e nello stesso tempo aiutare la ricerca che deve, con i dovuti sostegni finanziari, avanzare il più velocemente possibile.

Questo perché i tempi della “politica” non siano troppo estesi rispetto al “tempo” purtroppo ridotto di chi ècolpito da una malattia asbesto correlata.

Internet ha reso possibile la comunicazione tra pazienti che ,da un capo all’altro del mondo, si scambiano informazioni sulle novità in campo medico.

Pazienti che si aggiornano reciprocamente, condividono esperienze e trovano aiuto in chi ha già fatto un percorso analogo.

Un ringraziamento particolare lo dobbiamo a proforma l’ agenzia che si occupa di comunicazione ,che ha preso a cuore la problematica dell’associazione e a dispetto del nome è riuscita a “centrare” il senso della nostra lotta “sostanziandolo” con il logo : Uniti nella lotta all’amianto.

Il sito / blog www.vittimeamianto.it che Proforma, sempre gratuitamente ci ha aiutato a mettere in rete vuole essere un importante punto di riferimento e d’ incontro per chi direttamente o indirettamente, è venuto a contatto con questa malattia.

Abbiamo già preso contatti sia con l’associazione familiari vittime amianto di Casale Monferrato che con l’analoga associazione di Broni (PV) che è denominata ( Avap) associazionevittime amianto pavese.

In quanto uniti nelle stesse problematiche,inquinamento ambientale da fibre di amianto,abbiamo deciso di gemellarci e per questa via creare una “rete” di collaborazione per confrontarci con le Istituzioni.

In ambito locale è nostra intenzione, a breve, iscriverci al Comitato Misto Consultivo istituito presso la asl BA 4il cui scopo precipuo è quello di ” garantire la qualità dei servizi e delle prestazioni sanitarie per assumere il punto di vista degli utenti come elemento rilevante per orientare l’organizzazione distrettuale e l’operatività quotidiana “.

Costituire un “centro di ascolto” presso i locali messi a disposizione dalla Parrocchia San Sabino,un sentito ringraziamento va al Parroco , Don Angelo Cassano, che ci ha spronato ,sostenuto e gentilmente ci ospita , per essere di aiuto per coloro i quali vengono colpiti dalla malattia e sulla scorta della nostra esperienze segnalare, con l’ausilio di specialisti , imigliori centri di cura per affrontare il doloroso percorso terapeutico.

A questo proposito il nostro statuto prevede un Comitato Scientifico che è aperto a tutti quelliche vogliono mettere al servizio della “lotta al mesotelioma” la propria esperienza di ricercatori e professionisti.

Il 6 aprile inizierà a Torino il “processo Eternit” vi sarà molta esposizione mediatica.

Noi come associazione di Bari ci uniamo in un solidale abbraccio con l’ associazione familiari vittime amianto di Casale Monferrato, che tanto hanno fatto per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Ci è sembrato giusto per onorare la giornata indire un incontro alle ore 18 del 6 aprile 2009 presso la Parrocchia San Sabino Viale Caduti del 28 Luglio 1943 n. 5 Bari sul tema:

Bonifica,lotta al mesotelioma pleurico,sostegno ai malati e alle loro famiglie

Interverranno:

  • il Dr. Gennaro Palmiotti, Primario di Oncologia presso l’Ospedale Di Venere di Bari il quale esporrà i percorsi terapeutici attuali e futuri;
  • il Dr. Raffaele Molinini, Direttore U.O. Medicina del Lavoro e sicurezza degli ambienti di lavoroPoliclinico di Bari interverrà sulla sorveglianza sanitaria;
  • il Dr. Ferruccio Aloè Anestesista ed esperto in terapia del dolore presso l’Ospedale Oncologico di Bari riferirà dei nuovi percorsi di cura e assistenza dalla terapia del dolore;
  • L’Avv. Salvatore Sparapano , che esporrà le possibili azioni legali da intraprendere ai fini della richiesta di un risarcimento per gli esposti all’amianto;
  • Per il Comitato Cittadino Fibronit,interverrà il Presidente Nicola Brescia il quale chiarirà a che punto è la bonifica dell’ex Fibronit e di altri luoghi inquinati dall’amianto.
  • L’assessore all’ambiente del Comune di Bari la D.ssa Maria Maugeri illustrerà quali sono i passaggi necessari affinchè l’ex sito Fibronit diventi ” Parco della Rinascita”.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

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5 Commenti to “La zona rossa”

  1. Franco Boiti ha detto:

    Ricordi sull’amianto – 1955 – Trieste

    Buon giorno sono Franco Boiti triestino ma bergamasco di adozione dal 1974, ingegnere meccanico laureato al Politecnico di Torino, nato a Parenzo (allora provincia di Pola) il 16 gennaio 1943, ma rientrato subito a Trieste, citta natia dei miei genitori, per le persecuzioni “delle foibe”.
    Mio padre, morto nel 1999 a 89 anni, era farmacista dell’INAM a Trieste.
    A proposito dell’amianto, quando se ne parla sembra che il suo effetto cancerogeno sia noto solo da ventanni, invece io ricordo che ero appena ragazzino, probabilmente al primo anno delle medie (quindi nel 1955) che avevo letto un documento di mio padre dell’associazione farmacisti che descriveva una ricerca sui tumori ai polmoni per l’amianto presente nel cantiere CRDA (Cantieri Riuniti dell’Adriatico) che aveva sede a Trieste tra il centro e il porto di Trieste; la ricerca riguardava una area ovale di circa mezzo km quadrato sottovento al cantiere in piena area cittadina abitata. E in quella zona la percentuale di tumori al polmone era nettamente superiore alla media e corrispondeva esattamente all’area soggetta alla ben nota “bora di Trieste” (vento di tramontana costantemente orientato da NNE tutto l’inverno).
    Quindi sono ormai almeno 53 anni, piu’ il tempo allora necessario per fare la ricerca, che la cangerogenicita’ dell’amianto era ben nota nell’ambiente scientifico almeno dai primissimi anni del dopoguerra.
    Sarebbe bello contestare queste date a chi ha continuato ad autorizzare l’uso nell’amianto nelle scuole, nelle carrozze ferroviarie, nell’edilizia in genere, nelle caldaie, nei ferri da stiro, nel famoso “eternit”,….fino a troppo pochi anni fa. Quella e’ la gente che dovrebbe pagare (sia in senso legale che finanziario) e sono tantissimi in tanti anni.
    Sarebbe anche bello rintracciare questo documento che probabilmente risale all’ordine dei farmacisti a cui era iscritto mio papa’, ma che probabilmente era stato fatto come ricerca dall’universita’, o dalla sanita’, o dal comune di Trieste. (non penso che allora ci fossero altre istituzioni in grado di fare simili ricerche.
    Grazie per l’attenzione
    Ing. Franco Boiti
    Pradalunga, Via Valle 44 CAP 24020 (BG)
    Email: fboiti@yahoo.it

  2. Cristina Costantini ha detto:

    Mi chiamo Costantini Cristina e vivo a Varese in Via Gradisca 19, a pochi metri da un fabbricato con un tetto molto esteso interamente coperto da cemento amianto ETERNIT).
    In data 04.10.09 abbiamo inviato al ns Comune e per conoscenza all’ASL e all’ARPA una lettera nella quale
    richiedevamo una valutazione della pericolosita’ di questa copertura.
    In data 27.03.09, non avendo mai ricevuto alcuna risposta dagli enti interpellati, ho contattato il mio comune e mi e’ stato detto quanto segue.
    Il proprietario del fabbricato ha consegnato il piano di controllo previsto dalla legge redatto da persona da lui
    designata e il risultato e’ stato un indice di degrado pari a 48 (secondo i vecchi algoritmi).
    Cio’ prevede obbligo di incapsulamento o rimozione della copertura entro 5 anni.
    Nel caso in cui fossero stati applicati i nuovi algoritmi, in vigore dal dicembre 2008, vi sarebbe stato l’obbligo di rimozione entro 12 mesi.
    Ora mi chiedo:
    1) E’ possibile che il controllo venga affidata a persona designata dal proprietario e non da terza persona esterna alle parti interessate?
    2) E’ possibile che, soltanto per avere inviato la domanda a ottobre anziche’ gennaio, vengano applicati algoritmi vecchi che portano poi ad un obbligo molto diverso ossia ad un meno tempestivo intervento?
    Faccio presente che a meno di 300 metri da questo fabbricato esiste una scuola e cio’, secondo i nuovi algoritmi, definisce l’area in questione un’area sensibile.
     
    Concludo quindi chiedendoVi: come cittadino c’e’ qualcuno che alla fine puo’ tutelarmi, e mettermi per iscrittoche nessuno di noi (compreso il mio bambino di 2 anni) corre il rischio di contrarre il mesotelioma per questa vicinanza a zona molto sospetta?
     
    Vi ringrazio per ogni informazione possiate darmi, sono molto preoccupata.
     
    Grazie    

  3. gianfranco ronga ha detto:

    Sul sito dell’Associazione familiari vittime amianto ho letto dell’incontro programmato per le ore 18 del 6 aprile 2009 presso la Parrocchia San Sabino di Bari sul tema:
    Bonifica, lotta al mesotelioma pleurico, sostegno ai malati e alle loro famiglie.
    La mia famiglia, originaria del barese e del foggiano, continua a nutrire un profondo interesse verso tutto quello che si muove nella realtà pugliese. Forse è un modo, almeno per quanto mi riguarda, di essere – non solo simbolicamente – vicino alla terra dove sono nato. Ho avuto occasione in passato (e per il tramite di chi era direttamente coinvolto) di seguire le iniziative che riguardano la c.d. Agenda Amianto ma l’attenzione era concentrata ai siti produttivi più conosciuti e pertanto non sapevo dell’esistenza di problemi nella città di Bari. Per questo, anche se oggi il cuore e la mente sono rivolte al vicino Abruzzo, da Roma ho invitato vecchi e nuovi amici baresi ad esserci, almeno per testimoniare con la propria presenza che questi problemi riguardano l’intera comunità civile e non solo chi ha pagato la duplice ingiuria della malattia e dell’indifferenza. La mia vicinanza oggi la posso esprimere solo con le parole in versi che ho scritto nel 2008 dedicate agli operai della Thyssen Krupp e alle vittime dell’amianto e del silenzio. Con amicizia, Gianfranco Ronga.

    Le ciliegie più rosse

    Donami un ciliegio
    con figlie più rosse
    del fuoco che invade
    alla colata di acciaio
    e fa che siano pronte
    se la vita le chiede
    e il cielo è in attesa.
    Dai la figlia più dolce
    alla madre che dorme
    nella bara di amianto
    e le figlie più nere
    e più dure del buio
    per svegliare i vivi
    dal loro letargo.

    (2008)

  4. Fernando Fernandez ha detto:

    Salve,
    chiedo scusa per il mio Scarso Italiano, Complementi per quella lotta che state facendo.. significa una cosa molto importante como esempio de coraggio contra una tecnologia che con il tempo ha dimostrato un problema grave per la salute di quelle persone che hanno visuto e si anno avicinato al amianto
    Chiedo con tutto il mio cuore che vostra lotta non rimanga solo in vostro territorio.. che si prolunge per tutto il mondo. Eternit ancora esiste e vive nei territori piu bisognosi…
    http://www.eternit.com.co/inde.....Itemid=187
    in colombia per esempio e un materiale molto usato… senza controllo e che provabilmente sara un problemma per un domani..
    Aiudateci a darci una mano.. vorrei una capire como mai ancora esiste Eternit e continua a contaminare il mondo.

    grazie,

    Fernando

  5. Paola ha detto:

    Sono con voi in questa battaglia.
    Ho perso mio padre l’anno scorso per mesotelioma pleurico. Ha lavorato per quasi trent’anni con una ditta appaltatrice nell’ENICHEM di Brindisi. Si occupavano di smaltimento rifiuti industriali.Ed ora che era arrivato alla sudata pensione da circa un anno, ci è crollato il mondo addosso.
    Leggendo la Vs testimonianza ho rivissuto il calvario della mia famiglia,cercavamo di aggrapparci ad ogni speranza.Abbiamo affrontato la chemio, un’intervento chirurgico devastante, la radio, ma non siamo riusciti a salvarlo. Nell’arco di nove mesi siamo stati travolti da un treno in corsa che ci ha reso impotenti e in tutto ciò era sconvolgente la totale assenza delle istituzioni e la mancanza dei servizi. Durante la malattia di mio padre abbiamo fatto richiesta all’INAIL di riconoscimento della malattia professionale e solo pochi giorni dopo la sua morte abbiamo ricevuto una lettera dove respingevano tale riconoscimento. Come può, l’Istituto che dovrebbe tutelare i lavoratori non riconoscere una malattia professionale quale il mesotelioma? Ci siamo sentiti così male perchè non solo non siamo riusciti a salvarlo ma non gli hanno reso nemmeno giustizia dopo che lui ha dato la vita per il suo lavoro! In seguito, tramite un patronato abbiamo fatto una lettera di opposizione all’INAIL ed ora siamo in attesa….Non sò quanti anni passeranno prima di vedere giustizia…spero solo che vengano trovate le cure quanto prima!!!
    Grazie Paola

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