Varca fiducioso la soglia, fratello, col tuo dolore, con la tua speranza.

Amore e Scienza vegliano affinché possa nuovamente sorriderti la Vita.

 

E’ la frase che ti accoglie, quando si varca l’entrata degli Spedali Civili di Brescia.

Con la mente ripensavamo al percorso che ci aveva portato a Brescia. Su internet avevamo letto di un comunicato stampa :

VII Meeting of the International Mesothelioma Interest Group (I.M.I.G.)

”How advanced technology and new drugs are changing the perspectives of patients with MM”Brescia, Italy – June 24-26, 2004  School of Medicine of the University

Ovvero “Come la tecnologia avanzata ed i nuovi farmaci stanno cambiando la prospettiva dei malati di mesotelioma” ci colpì, in particolare, la motivazione del perché a Brescia si era tenuto quest’importante convegno sul mesotelioma:

“L’impegno congiunto di strutture ospedaliere (in particolare la Pneumologia e la Chirurgia Toracica) e universitarie  (la Radiologia, la Medicina del Lavoro e l’Anatomia Patologica) ha concentrato a Brescia una casistica di mesoteliomi fra le maggiori in Italia.

Gli Spedali Civili rappresentano dunque una struttura di riferimento per la diagnosi e la terapia del Mesotelioma anche grazie all’istituzione di un Gruppo Multidisciplinare Mesotelioma che riunisce le competenze di pneumologi, chirurghi toracici, radioterapisti, oncologi medici, radiologi, anatomo-patologi, medici nucleari, laboratoristi e medici del lavoro. Tale gruppo è parte attiva del Gruppo Italiano Mesotelioma (G.I.Me.)  recentemente costituito con finalità di promozione dell’attività clinica e della ricerca in questo campo e rappresenta indubbiamente un modello di moderno approccio alla patologia complessa.

L’assegnazione dell’importante convegno dell’IMIG a Brescia rappresenta perciò un significativo riconoscimento dell’attività svolta negli ultimi anni.”

Lo stesso convegno dedicato alle nuove tecnologie per la diagnosi della malattia ed ai nuovi farmaci per il trattamento vedeva  la partecipazione di 60 relatori che sono i più importanti esperti al mondo e  provengono da vari paesi dell’Europa, dagli Stati Uniti, dall’Australia e dal Giappone. Contemporaneamente si svolgeranno tre simposii satellite: uno di Medicina del Lavoro, organizzato dal prof. Alessio dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Brescia,  sulle “Attualità e prospettive in ambito di salute del lavoro e dell’ambiente”; uno di Oncologia “Pemetrexed: un passo avanti” dedicato ad un nuovo farmaco per il trattamento della malattia ed uno di Toracoscopia dedicato alle nuove modalità di diagnosi e terapia endoscopica.

Contattammo gli organizzatori di quel Convegno, il Dottor Luciano Mutti  ed il Dottor Gianfranco Tassi, entrambi si mostrarono comprensivi alle nostre  richieste di ripetere la diagnosi, ci dissero di portare i vetrini ed i “blocchetti” richiedendoli all’istituto di  anatomia patologica dell’università di  Bari.

La Patologa ,Prof.ssa Serio fu molto disponibile a  interloquire personalmente con i dottori di Brescia e, nel  consegnarci  “blocchetti” e  vetrini, si augurava di essersi sbagliata e ci suggeriva di non perdere tempo, poiché l’istotipo epiteliomorfo, in caso di conferma della diagnosi, non solo era  “operabile” ma consentiva una prognosi più favorevole.

A Brescia arrivammo dopo aver consultato il Dottor  Alain Bisson , chirurgo francese che aveva già operato un nostro conoscente, e il prof. Sartori, primario di chirurgia toracica a Padova, il quale, qualche anno prima, aveva avuto un melanoma  e aveva scritto un libro – ‘Dall’altra parte’ – insieme con altri suoi due colleghi, anch’essi provati duramente da gravi  malattie. L’avevamo anche visto in televisione nel programma di Minoli ”Nemesi Medica”.

Partimmo per Parigi  in autobus da Milano.

Il Dottor A. Bisson  ci spiegò che in Francia, prima d’intervenire chirurgicamente, era obbligatorio ripetere la diagnosi in  tre centri diversi per avere la certezza che si trattasse di mesotelioma maligno.

In cuor nostro speravamo in un errore della diagnosi. Il chirurgo francese, come pure Sartori, ci dette la sua disponibilità ad effettuare l’intervento di pleuropneumonectomia piuttosto che la sola pleurectomia (ossia decorticazione della pleura lasciando il polmone),  in quanto statisticamente, nel 78% dei casi, la recidiva avviene  in tempi brevi.

 

Scartammo Parigi per problemi logistici ed economici, il SSN non rimborsa interventi chirurgici che possono essere fatti in Italia, dove  esistono svariati centri di eccellenza reperibili all’indirizzo della rubrica “sportello Cancro” del quotidiano on line del Corriere della Sera.

Il Professor Sartori ci disse  che  non aveva problemi ad operare, in quanto era il suo mestiere,ma si trattava di un tipo d’intervento che nessun chirurgo si augurava di fare, poichè molto demolitivo. Ci colpì per la sua grande umanità e schiettezza ma terminammo la visita più confusi che persuasi.

Così, a fine agosto, approdammo a Brescia dal chirurgo toracico Dr. Bovolato.

Il Dr. P. Bovolato  dal tenore delle nostre domande,(quanti interventi avesse fatto la sua equipe,quanta mortalità aveva avuto nella sua casistica,che tipo di complicazioni si andava incontro nell’effettuare la pleuropneumonectomia rispetto alla pleuronectomia, e via dicendo),si rese conto che avevamo maturato l’idea della gravità della patologia; ragione per cui decise di rispondere alle nostre domande facendoci assistere alla discussione del caso insieme alla sua equipe.

La nostra impressione fu di un Direttore che teneva nella giusta considerazione i suoi collaboratori e  tutta l’equipe avesse le idee chiare sul percorso da fare.

Rimanemmo sorpresi dall’ affabilità del personale paramedico e dalla pulizia ed organizzazione complessiva del reparto.

Alla fine della visita, chiedemmo qual’era il primo giorno utile per effettuare l’intervento chirurgico,ci disse che potevamo tornare il 15 per effettuare l’intervento il 20 di Settembre.

Tornammo a Bari,con la consapevolezza che il nostro personale viaggio della “speranza” era giunto al termine e che ormai era giunto il momento  di affidarci alle mani “esperte ” dei chirurghi.

 

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