La diagnosi ,una sorta di sentenza ,era dunque di mesotelioma.

La parola Mesotelioma  l’avevo letta,per la prima volta, su  un trafiletto di pochi giorni prima,del giornale locale  la Gazzetta del Mezzogiorno a firma di Nicola Simonetti .

 Riferiva di un  corso d’ aggiornamento per medici di famiglia sulle patologie collegate all’amianto , tenuto il 25 giugno 2005 proprio dalla Cattedra di chirurgia toracica  presieduta  dal professor Loizzi.

Sapevo di questo corso   poiché la locandina  faceva bella mostra lungo il corridoio del reparto,l’avevo  letta  svariate volte nell’attesa che i medici terminassero  la quotidiana visita  e, noi parenti, aspettavamo di rientrare  nella stanza dov’erano ricoverati i nostri cari.

Prima di allora ,i medici parlavano genericamente di asbestosi e non di mesotelioma.Ho conservato l’articolo come tutte le notizie che riguardano la patologia collegata all’amianto.

 Asbestosi appello ai medici di base.

In aumento le patologie collegate all’amianto:

“Serve la diagnosi precoce”

E l’amianto non uccise solo in fabbrica.

“Notiamo – ha detto il prof.Michele Loizzi,direttore della clinica di chirurgia toracica dell’Università,al corso  di aggiornamento concluso ieri ,che ha organizzato e presieduto –

un preoccupante aumento nella popolazione barese di patologie collegabili con l’esposizione all’amianto. E ,purtroppo, dovremmo attenderci un ulteriore incremento.”

Versamenti pleurici recidivanti,placche pleuriche,mesoteliomi a vari livelli dell’organismo sono,purtroppo,eventi che hanno nell’amianto (o asbesto) il proprio diavolo.

“A parte le iniziative a difesa  effettiva dell’ambiente e della popolazione e le possibilità terapeutiche non troppo utili, è importante – ha detto Loizzi – instaurare iniziative di diagnosi anticipata almeno per i soggetti a rischio.”

“Chiediamo collaborazione ai medici di famiglia e specialisti per questo scopo irrinunciabile. Purtroppo ci giungono situazioni già avanzate e per questo non trattabili. Un trattamento precoce le avrebbe potuto salvare . Il prof . David Sugarbaker di Boston – insiste Loizzi- ottiene nei suoi malati operati di pleuropneumonectomia allargata, il 22 %  di sopravvivenza a 5 anni di distanza che noi non raggiungiamo perché interveniamo a “misfatto compiuto e consolidato”. “Bari e la Puglia meritano attenzione. Si inizi con la sensibilizzazione,l’educazione,si combattano paure e pregiudizi.”

“ I soggetti a rischio, in particolare, vanno seguiti ed i versamenti pleurici iniziali devono essere indagati con biopsia in torascopia.”

L’immunocitochimica  su cellule può aiutare. (Prof.Serio).

L’assessore  regionale Tedesco si è mostrato interessato ad iniziative di screening,tenendo presenti i dati epidemiolologici ( Prof.Marina Musti registro nazionale mesoteliomi).

Nel mesotelioma intervengono anche fattori genetici e virali studiati dai Prof.Gabriella Serio  e Lucio Pollice (anatomia patologica università Bari) che hanno seguito una famiglia barese con casi ripetuti della malattia.

Cerco notizie del congresso su Internet,trovo solo un comunicato stampa sul sito della fimmg

Amianto e medici di famiglia: si alla prevenzione dei soggetti a rischio

“Siamo pronti a raccogliere l’appello lanciato dal prof. Loizzi – Direttore della Clinica di Chirurgia Toracica dell’Università di Bari, con il quale già da qualche anno, come associazione, abbiamo avviato un proficuo confronto”, ha dichiarato il dott. Filippo Anelli – Segretario Regionale della Fimmg.

Il prof. Loizzi aveva lanciato ieri l’allarme circa l’aumento nella popolazione barese delle patologie legate all’amianto. Patologie gravi, come l’asbestosi o i terribili mesoteliomi, spesso incurabili quando si manifestano, che  richiedono un attento monitoraggio dei soggetti a rischio per consentire di giungere precocemente alla diagnosi.

Una diagnosi precoce, infatti, può allungare la sopravvivenza e far si che una considerevole percentuale della popolazione affetta da queste patologie possa agevolmente sopravvivere oltre i cinque anni di malattia.

L’esposizione all’amianto è particolarmente elevata in Puglia ed in particolare nel barese per la presenza di siti ricchi di materiale tossico, come l’ex fabbrica Fibronit.

“Utilizzando i dati epidemiologici sinora raccolti e tenendo conto di quelli presenti nel registro regionale mesoteliomi – curato dal prof. Assennato”, ha proposto il dott. Vito De Robertis Lombardi – segretario provinciale della Fimmg Bari, “si potrebbe individuare la popolazione a rischio ed avviare indagini specifiche per consentire la diagnosi precoce”.

“Proponiamo di costituire a livello regionale un gruppo di lavoro che elabori una linea guida condivisa e definisca un percorso diagnostico-terapeutico con il quale attribuire compiti specifici a tutti gli operatori sanitari interessati”, ha affermato il dott. Anelli.

“Siamo certi che su queste tematiche vi sia una elevata sensibilità da parte dell’assessore alle politiche della salute della Regione Puglia, Alberto Tedesco, e degli altri assessori regionali interessati al problema, come i responsabili dell’ambiente, del lavoro, dell’urbanistica e così via”, ha continuato il dott. Anelli. “Solo con iniziative pluridisciplinari si potrà ridurre il rischio di esposizione all’amianto dei cittadini pugliesi”

Il giorno delle dimissioni era Sabato, dovevamo incontrare il Primario il Lunedì successivo alle 11 ,lo stesso doveva prescriverci il percorso di cura con relative indagini da effettuare .

Passammo l’intero fine settimana a consultare internet. Le parole chiavi utilizzate per  la  ricerca erano proprio le virgolettate dell’intervista della Gazzetta :

Possibilità terapeutiche (non troppo utili) a detta del Primario che lasciava presagiva un atteggiamento rinunciatario,forse per via del fatto che parlava di “misfatto avvenuto” nella maggior parte dei casi che arrivavano alla sua osservazione.

Sugarbaker David  era il nome del chirurgo che aveva ottenuto i migliori risultati,in termini di sopravvivenza,dal suo metodo cosiddetto trimodale.

Metodo trimodale  era la terapia adottata da Sugarbaker  comprendente la Chirurgia,Chemioterapia e Radioterapia.

Sopravvivenza,cura, pleuropneumonectomia, e così via più andavamo avanti nella ricerca e più aumentava lo sconforto.

Nella nostra mente risuonavano due passaggi ,quello del resoconto giornalistico del convegno,”possibilità terapeutiche non troppo utili” e la conferma del comunicato dell’associazione dei medici di base che parlavano di “patologie gravi come… i terribili mesoteliomi spesso incurabili quando si manifestano”. Per di più scoprivo che non esistevano delle linee guida condivise tutto ciò  faceva aumentare l’ansia in noi familiari e lo sconforto nel malato.

Ci risollevò il morale mio cognato,aveva saputo che a Bari un signore ,affetto da  mesotelioma, era stato operato e sopravvive da Aprile 1997. Lo contattammo telefonicamente e  andammo a trovarlo, la condivisone della malattia porta alla solidarietà, ci raccontò la sua odissea e man mano che parlava c’infondeva speranza e forza ,tutto quello che avevamo letto su internet,sopravvivenza scarsa,prognosi infausta e così via, era come se si fosse annacquato.

In breve ci raccontò di aver subìto un primo intervento chirurgico  in Francia,successivamente ,dopo 1 anno, ebbe una recidiva  e provò a farsi operare a Bari,lo stesso chirurgo del policlinico disse che era in grado di effettuare,lo stesso tipo d’intervento e che non era il caso di ritornare a Parigi.

Dopo averlo aperto lo richiuse quasi subito,dicendo ai familiari,che purtroppo non c’era niente da fare.

Il fratello non si diede per vinto,ricontattò il chirurgo francese il quale l’operò ed è tutt’ora libero da malattia..

Le sue cartelle cliniche sono oggetto di studio,dei vari medici specializzandi che, ancora oggi, lo contattano per studiarsele.

Il lunedì il ritorno a chirurgia toracica,si presentò più caotico del solito,quella mattina si sostenevano esami, gli studenti di medicina erano mischiati ai pazienti che erano in attesa della visita o della terapia,noi aspettavamo silenziosamente il nostro turno,un aiuto del Primario andò a riferire della nostra presenza ed il Professore ci fece accomodare nella sua stanza,aspettammo 10 minuti il tempo che finisse d’interrogare uno studente a cui aveva rivolto delle domande,quando entrò nella stanza la sua espressione era abbastanza affranta,ci disse che il sospetto che fino ad allora non aveva esternato, di mesotelioma,anatomia patologica  l’aveva confermato.

 Nello stesso tempo,però, l’istotipo era epiteliomorfo e data la giovane età e le condizioni generali della paziente, era possibile tentare una pleuropneumonectomia allargata per togliere tutto il tumore visibile.

Si trattava di un intervento che metteva a dura prova qualsiasi chirurgo ma che lui si sentiva di affrontarlo.

Chiesi quanti interventi di quel tipo avesse  affrontato fino a quel momento,a questo rispose che avremmo trovato sempre,nel reparto,la massima comprensione e disponibilità.

Io comunque ,prima di qualsiasi decisione,volevo un secondo parere e per questo dovevo e volevo contattare un centro di eccellenza.

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